
Perché il bianco/nero per le foto sul jazz se non per coglierne l’essenza, ovvero il suo essere e il non essere, l’esito di mondi ed esperienze lontanissime, ma anche l’assenza di scrittura musicale e la presenza di oralità popolare, la sintesi di primitive sonorità e ritmi metropolitani?
Perché il nero ci conduce all’anima africana e il bianco alla location occidentale e americana del suo sviluppo, il nero al colore dei suoi miti, il bianco ai suoi epigoni europei.
Non a caso dunque grande esempio di sincretismo culturale, concetto che è spesso riferito alle religioni: la lingua e la musica appartengono per gli africani a un vissuto religioso panteistico dove tutti gli elementi naturali rappresentano altrettanti principi sacrali. Ecco la necessità di un’espressione coreutica della musica, fortemente simbolica dell’anima sacra, espressione rituale e devozionale così come la danza, la percussione, il canto. Ecco l’incontro con la strumentazione bianca che offre un’estensione alla capacità e al timbro della voce nera. Ecco ancora il nostro bianco/nero, questo magico incontro che immaginiamo a New Orleans come in un sogno, fra abiti charlestone di ragazze androgine e performance di improvvisazioni tra grandi uomini neri, dove l’anima, quella che crede e ama, liberamente sceglie di onorare il suo dio.
Perché il nero ci conduce all’anima africana e il bianco alla location occidentale e americana del suo sviluppo, il nero al colore dei suoi miti, il bianco ai suoi epigoni europei.
Non a caso dunque grande esempio di sincretismo culturale, concetto che è spesso riferito alle religioni: la lingua e la musica appartengono per gli africani a un vissuto religioso panteistico dove tutti gli elementi naturali rappresentano altrettanti principi sacrali. Ecco la necessità di un’espressione coreutica della musica, fortemente simbolica dell’anima sacra, espressione rituale e devozionale così come la danza, la percussione, il canto. Ecco l’incontro con la strumentazione bianca che offre un’estensione alla capacità e al timbro della voce nera. Ecco ancora il nostro bianco/nero, questo magico incontro che immaginiamo a New Orleans come in un sogno, fra abiti charlestone di ragazze androgine e performance di improvvisazioni tra grandi uomini neri, dove l’anima, quella che crede e ama, liberamente sceglie di onorare il suo dio.
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